La notte nel cuore – La fuga di Esat e il colpo che sconvolge tutto
Il destino sembra accanirsi con violenza quando l’auto di Melek e Sevilei rimane sospesa sull’orlo del precipizio, come trattenuta solo da un respiro di vento. Le ruote anteriori penzolano nel vuoto, mentre la paura si impossessa di ogni fibra dei loro corpi. Dentro l’abitacolo, i battiti del cuore scandiscono secondi che paiono eterni. Melek, paralizzata, fissa l’abisso davanti a sé, convinta che ogni minimo movimento sarà fatale. Sevilei, pur tremando, prova a infonderle coraggio: “Andrà tutto bene, fidati di me”. Ma le parole si scontrano con il panico della ragazza, che si aggrappa all’unica certezza: se cadrà l’una, cadrà anche l’altra. Un giuramento disperato che congela il sangue.
Fuori dall’auto, Hikmet invoca il cielo in preghiera, incapace di trovare la forza necessaria. Il suo grido di aiuto si mescola al rumore del vento, mentre decide di chiamare Jihan, l’unico in grado di reagire con lucidità. Al palazzo, infatti, Jihan impartisce ordini freddi e taglienti, coordinando i suoi uomini nella caccia a Esat. L’ossessione lo consuma, ma il suo cuore corre anche verso il baratro dove due vite sono in bilico. Quando Hikmet lo contatta in videochiamata, il volto della giovane riflette tutta la disperazione: “Non so cosa fare”. Jihan la gela con un ordine che non ammette repliche: “Non muoverti, sto arrivando”.
L’ansia cresce. Non c’è corda, non c’è camion, non c’è passante disposto ad aiutare. Ogni tentativo sembra destinato al fallimento, mentre il tempo scivola via. Dentro l’auto, la tensione esplode in un’altra rivelazione: Sevilei confessa tra le lacrime di essere incinta. Implora Melek di salvarsi, di pensare almeno a sé stessa, ma l’amica rifiuta con fermezza. Preferisce morire con lei piuttosto che abbandonarla. Il precipizio diventa il simbolo del loro legame indissolubile.
L’arrivo di un camion sembra la salvezza, ma la fune improvvisata non regge: con un boato secco si spezza, lasciando tutti senza fiato. L’auto continua a dondolare, più vicina alla fine. Jihan esplode di rabbia, accusando Hikmet, mentre il gelo cala su tutti. Eppure, quando finalmente i soccorsi riescono a tirare fuori le due ragazze, l’incubo lascia spazio a un abbraccio tremante e disperato. Jihan, collegato via telefono, crede per un attimo di aver perso entrambe, ma poi tira un sospiro di sollievo. Il sollievo però non basta: Melek, fredda, lo respinge. “Sto bene, non preoccuparti”. Nessuna dolcezza, solo distanza.
Parallelamente, la fuga di Esat accende nuove micce. Esma, agitata, lo chiama di nascosto per avvertirlo che Jihan ha uomini ovunque. Lui però reagisce con spavalderia, minimizzando il pericolo e rifiutando i suoi avvertimenti. Non sa che Miha lo sta spiando e che il suo destino è già segnato. Intanto, al palazzo, la tensione esplode in pettegolezzi: Esma viene messa all’angolo da Turkan e Canan, convinte che sia innamorata di Esat. Il suo imbarazzo tradisce verità che non osa confessare.

In ospedale, invece, la tensione assume forme diverse. Melek e Sevilei vengono assistite dai medici, ma il loro incubo è ancora vivo. Nuh, arrivato trafelato, le stringe a sé con la paura di averle perse per sempre. Il suo abbraccio è lungo, colmo di disperazione, e le parole che pronuncia sono piene di dolore. Ma l’arrivo di Jihan scatena il conflitto. Vuole essere al fianco di Melek, rivendica persino di essere il padre del bambino che porta in grembo. Per lui è l’ultima speranza di legame, per Nuh invece un affronto insopportabile.
Lo scontro esplode nei corridoi dell’ospedale. Jihan e Nuh si fronteggiano come due leoni in gabbia, trattenuti a stento dalle ragazze. Jihan insiste: quel bambino è anche suo nipote. Nuh ribatte con rabbia: l’unico uomo che resterà accanto a Melek sarà lui, il fratello gemello. Melek, stanca di essere contesa come un trofeo, esplode con voce ferma: “La gravidanza è mia. Questo bambino è mio, non di Jihan”. Parole che spezzano il cuore di chi ancora sperava in un perdono impossibile.
Le ferite del passato riaffiorano. Melek ricorda le torture, le umiliazioni subite dai Sanalan, persino l’orrore di essere rinchiusa in una baracca sporca. Non dimentica e non perdona. Jihan, con le lacrime agli occhi, implora un’altra possibilità, ma viene respinto: l’unico uomo che lei desidera accanto è suo fratello Nuh. E con la mano stretta a quella del gemello, entra nella sala dell’ecografia lasciando Jihan pietrificato nel corridoio, consumato dal dolore di un amore impossibile.
Nel frattempo, altrove, un altro segreto viene svelato. Miha racconta a Esma la storia di una giovane commessa di Smirne, sedotta e abbandonata dal figlio del padrone del negozio. Una ragazza che, ingenuamente, aveva creduto alle sue promesse fino a restare incinta. Poi, la crudeltà: il licenziamento, l’umiliazione, l’abbandono. Una vita spezzata solo per aver creduto all’amore. Le sue parole colpiscono Esma come un pugno allo stomaco: il passato di quella ragazza è il riflesso del presente che la perseguita.