Il giudice decide che… grazie a Jihan.LA NOTTE NEL CUORE 8 Settembre

La puntata si apre con due anime in lotta contro i propri fantasmi: Melek, sola nella sua cella, cerca invano il sonno, mentre il pensiero di Cihan la lacera. Dall’altra parte, proprio Cihan si risveglia lentamente dal coma, tormentato da un unico ricordo: lo sparo di Melek, il momento che ha spezzato entrambi. È chiaro che il loro legame non è fatto solo di amore, ma anche di ferite insanabili.

Intanto, lontano da loro, Sumru affronta la madre Niyet. La donna, incrollabile, le annuncia di avere un piano: rientrare al palazzo e distruggere la perfida Ikmet dall’interno, con finti sorrisi e tradimenti nascosti. Sumru, stanca di guerre, prova a dissuaderla, ma la madre è determinata. “Combatterò io al posto tuo”, le promette con occhi di ghiaccio.

Il suo piano si mette subito in moto: Niyet affronta Canan, la domestica insolente, smascherandola con un video che la incastra. Da padrona del gioco, ordina a Canan di servirla, trasformando la sua vittoria in umiliazione pubblica.

Nel frattempo, Sumru è allo stremo: dopo essere stata cacciata da Samet, trova rifugio grazie a Gurkan, che le offre una casa turistica come riparo. Ma la tregua dura poco. Arika, devastata dalle verità sul proprio padre, piomba nel negozio e aggredisce Sumru con accuse feroci: “Io non sono tua figlia, la tua vera figlia è in prigione, un’assassina!”. Con queste parole rivela che Melek ha sparato a Cihan. Sumru, sconvolta, corre disperata al carcere per vedere la figlia, ma le viene negato l’accesso: i documenti bruciati da Samet le impediscono di dimostrare di essere sua madre. Nonostante tutto, promette a Melek – anche solo da lontano – di non lasciarla sola.

Arriva così il giorno del processo. L’aula del tribunale è un campo di battaglia emotivo: da un lato i Sanalan, trionfanti e sprezzanti, dall’altro Melek, sostenuta da Sumru, Nuh e Tassin. La giovane, tra le lacrime, proclama la sua innocenza con forza, ma la tensione raggiunge l’apice quando viene chiamato il testimone chiave: Cihan.

Il suo ingresso congela l’aula. Melek lo fissa sperando in una parola di salvezza, ma lui, dilaniato dentro, pronuncia la frase che la condanna:
“Sì, è stata Melek a spararmi.”

L’esplosione in aula è immediata: Ikmet esulta, Samet sorride soddisfatto, mentre Nuh e Tassin precipitano nella disperazione. Melek, invece, crolla: il suo unico amore l’ha tradita davanti al giudice. Nonostante la sua strenua negazione, il tribunale decide di prolungare la sua detenzione.

Fuori dal palazzo di giustizia, le immagini sono ancora più dolorose: madre e figlia si abbracciano tra le lacrime prima che la polizia le separi. “Sii forte, tesoro mio. Ora sono qui per te”, sussurra Sumru. Per la prima volta da tempo, Melek riesce a chiamarla “mamma”.

Ma mentre Melek viene ricondotta in carcere, Cihan, distrutto dal rimorso per la sua stessa scelta, si sfoga urlando nel vento il suo amore e il suo dolore. I Sanalan, invece, festeggiano la loro vittoria, convinti di aver annientato i nemici.

L’episodio si chiude su un doppio binario: da un lato il trionfo effimero della famiglia Sanalan, dall’altro la sofferenza di chi ha perso tutto. Eppure, nelle parole e negli sguardi di Niyet, Sumru, Nuh e Tassin, resta la promessa di non arrendersi: la guerra non è finita, e la verità è ancora nascosta sotto strati di menzogne.