LA NOTTE NEL CUORE ANTICIPAZIONI: HIKMET METTE IN PERICOLO LA VITA DI SUA FIGLIA
Nel sontuoso salone della dimora di Tahsin, la quiete sembrava finalmente scendere come un balsamo sulle ferite di un passato tormentato. Intorno a un tavolo imbandito, i volti di Nu, Melek, Sevilay e Sumru brillavano di una luce che non veniva solo dalle lampade soffuse, ma dal calore di una famiglia che, per un istante, si illudeva di essere finalmente al sicuro. Persino Nu, solitamente duro e diffidente, lasciava trasparire gesti di tenerezza nei confronti di Sevilay, tanto che la sorella Melek non poteva fare a meno di sorridere, pur celando una sottile e dolorosa ombra di gelosia.
Ma quella fragile armonia si incrinò quando Melek, con voce grave, rivelò un segreto inaspettato: era stata Nihayet ad aiutarla a fuggire dal magazzino, rischiando tutto per salvarla. La notizia scosse i presenti. Per anni quella donna era stata sinonimo di inganni e crudeltà, eppure ora sembrava aver mostrato un volto nuovo, guidato dal pentimento. Sevilay confermò con voce tremante che, durante la prigionia, era stata proprio Nihayet a passarle un telefono, a dimostrazione di una volontà sincera di redenzione. Le parole incrinate dal dolore iniziarono a smussare la diffidenza, e persino Nu, pur riluttante, dovette ammettere che forse le persone potevano cambiare.
Fu Tahsin a dare la svolta decisiva: propose che Nihayet lasciasse il palazzo dei Sanalan e si trasferisse da loro. Un’idea che accese l’entusiasmo di Sumru, pronta a correre a riprendersi sua madre. Ma la matriarca si rivelò implacabile: rifiutò seccamente, dichiarando che la sua vera casa era quella dei suoi figli, nel palazzo nemico. In privato, confessò a Sumru il suo vero piano: restare infiltrata per agire dall’interno, completare la sua vendetta e conquistare i diritti della famiglia a modo suo. Sumru, attonita, comprese che la calma di Nihayet non era altro che la maschera di una stratega che manovrava il destino di tutti come pedine.
Intanto, un’altra tempesta si scatenava altrove. Cihan fece ritorno dal suo viaggio e, furioso, accusò i fratelli Samet e Hikmet di aver rapito Melek senza il suo consenso. In una scena dirompente, proclamò davanti a tutti che Melek non era solo sua moglie, ma che portava in grembo suo figlio. La rivelazione fu uno schiaffo in pieno volto per Hikmet, che rimase pietrificata. L’orgoglio ferito la spinse a compiere il passo più oscuro della sua vita: convincere il debole Assad a eliminare quel bambino, spingendolo a travolgere Melek con l’auto.
Il piano si mise in moto con precisione diabolica. Melek e Sevilay, ignare della minaccia, salirono in macchina per una visita medica, entusiaste all’idea di ascoltare per la prima volta il battito del piccolo. Hikmet, nascosta nell’ombra, diede il segnale: Assad accelerò, colpendo l’auto con violenza. Il metallo si contorse, i vetri si frantumarono, e in pochi istanti il veicolo fu scaraventato verso un dirupo.
Fu allora che accadde l’impensabile. Dall’altra parte della strada, Hikmet si rese conto dell’errore fatale: insieme a Melek, in quell’auto c’era sua figlia Sevilay. L’urlo disperato che le uscì dal petto fu quello di una madre che, accecata dall’odio, aveva appena condannato la creatura che più amava.

L’auto, pericolosamente in bilico sul ciglio del burrone, divenne il teatro di un incubo. All’interno, Melek tentava di mantenere la calma, cercando il telefono per chiedere aiuto. Sevilay, terrorizzata, tremava senza riuscire a muoversi. Ogni minimo spostamento rischiava di far precipitare la vettura. Intanto Cihan, informato della tragedia imminente, correva con i suoi uomini per tentare un salvataggio disperato. Le corde, i mezzi di fortuna, ogni secondo che passava sembrava troppo poco e troppo tardi.
Nel palazzo, invece, le conseguenze si moltiplicavano. La notizia della congiura si diffondeva, e l’ombra di tradimenti e spionaggi incrinava i rapporti già fragili. Benjamin affrontava Canan accusandola di essere una spia, mentre Assad, braccato dagli uomini di Cihan, scopriva che i suoi legami segreti con Asma erano stati notati da Nihayet. Le tensioni interne crescevano mentre all’esterno si combatteva contro il tempo per salvare due vite innocenti.
Il destino di Melek e Sevilay rimase sospeso, letteralmente appeso a un filo. Hikmet, divisa tra la disperazione materna e l’odio implacabile verso la giovane donna che considerava una minaccia, si ritrovava intrappolata nel suo stesso piano, colpevole di aver sacrificato la felicità e la vita di sua figlia per un disegno di vendetta.
Mentre Cihan correva, col cuore in tumulto, e le squadre di soccorso si avvicinavano, lo spettatore rimaneva con il fiato sospeso: l’amore e il sangue avrebbero avuto la meglio sulla vendetta, o il destino avrebbe completato la tragedia, facendo precipitare l’auto e spegnendo per sempre due vite?