[PBLV 456] Apolline menacée ! Delmas, l’homme de l’ombre ! Le retour du danger |Résumé TF1

Nel nuovo, sconvolgente episodio di Plus belle la vie (episodio 456), la serenità di Massalia viene infranta da un’ondata di paura e sospetto. Dopo la scioccante rivelazione dell’assassinio di Basil, ogni abitante della residenza vive nel terrore di scoprire che il killer non è uno sconosciuto, ma qualcuno che si nasconde tra loro. È l’inizio di un capitolo carico di tensione, dove la verità si insinua lentamente dietro maschere di quotidianità e dove ogni sguardo, ogni porta chiusa, può nascondere un segreto mortale.


Il commissariato è in stato d’allerta. Patrick Nebout, Boher e Idriss sanno ormai che il colpevole vive dentro la residenza Massalia. “Nessuno è entrato, nessuno è uscito senza che Idriss lo sapesse”, afferma Patrick con tono deciso. Il sospetto più inquietante si fa strada: il killer è uno di loro. Tutti gli indizi, i movimenti e i dettagli vengono analizzati uno a uno. Il rapporto d’autopsia non lascia spazio ai dubbi — l’omicidio è stato pianificato con freddezza. Il corpo di Basil mostra segni di sedazione, un metodo preciso, quasi clinico. “Non è un gesto d’impulso”, commenta Patrick, “è opera di qualcuno calmo, meticoloso, capace di manipolare.”

Un nome emerge, freddo e implacabile: Philippe Delmas. Ex farmacista, riservato, metodico, con un passato oscuro legato al misterioso concorso dell’Unità Sud. Dietro la sua compostezza e le maniere educate, si nasconde forse la mente che ha orchestrato l’intera tragedia. L’indagine rivela che Basil riceveva bonifici mensili da una società di copertura con sede a Ginevra, finanziata proprio da Delmas. Il quadro comincia a prendere forma: Basil, il presunto colpevole, era in realtà solo un burattino, manipolato da un mandante senza scrupoli.

Mentre al commissariato la verità prende contorno, alla residenza Massalia l’atmosfera si carica di tensione. Gli abitanti, ormai in preda alla paranoia, si guardano con sospetto. Le conversazioni si spengono, i corridoi diventano silenziosi. Poi, il colpo di scena: Apolline scopre la porta di casa forzata. La serratura piegata, i cassetti aperti, i documenti spostati. Nulla è stato rubato, ma tutto parla di una ricerca frenetica. Sul tavolo, un piccolo dettaglio la fa rabbrividire — una cornice spostata, inclinata come se qualcuno l’avesse presa e rimessa a posto. Non è un furto. È un avvertimento.

Con le mani tremanti, Apolline chiama Idriss: “Qualcuno è entrato. Non ha portato via niente, ma ha cercato qualcosa.” La risposta del poliziotto è immediata e ferma: “Non toccare nulla. Sto arrivando.” Lei resta sola nel corridoio, il cuore in gola, consapevole che il pericolo è ancora lì, vicino, forse a pochi metri. L’assassino non ha finito il suo lavoro — e ora lei è la prossima.


Nel frattempo, altrove, la vita continua, fragile come un filo. Alla clinica, Arian e Jawad affrontano una delle decisioni più difficili della loro vita. Dopo giorni di silenzio e incomprensioni, Jawad le si avvicina con dolcezza. “Non voglio che tu lo affronti da sola,” le dice, tentando di mascherare la paura con un sorriso. Ma Arian, rigida, replica: “Non è il tuo problema.”

Lui insiste, sincero: “Forse non è ragionevole… non viviamo insieme, litighiamo sempre, e questo bambino merita di più.” Lei lo guarda con occhi pieni di lacrime, e con una voce spezzata mormora: “E da quando noi due siamo mai stati ragionevoli?” Le loro difese crollano. Si abbracciano, ridono tra le lacrime, si baciano davanti alla clinica, e in quel momento scelgono la vita. Decidono di tenere il bambino. In mezzo a un mondo soffocato dalla paura, nasce un barlume di speranza, una promessa fragile ma luminosa.


Ma il ritorno della speranza non basta a fermare l’oscurità.
Al commissariato, Patrick riceve nuovi documenti. I conti bancari di Basil confermano i sospetti: i bonifici provenivano tutti da una società controllata da Delmas. Boher si alza, incredulo: “Delmas? Il responsabile del concorso dell’Unità Sud?” Patrick annuisce. “È lui. E guarda caso, tutte le vittime — Laura, Morgan, Vadim, persino Julie — erano legate a quel concorso.” La deduzione è inevitabile: Delmas ha usato Basil come pedina per eliminare chi sapeva troppo.

Intanto, all’ospedale, un’altra ombra si muove. Eric Norman, tormentato dai sensi di colpa, chiede a Baram di poter vedere Laura, ancora in osservazione. L’amico acconsente, scrivendogli l’indirizzo della stanza, ma non sanno che un uomo li osserva. Nascosto sotto una divisa medica, con un tesserino falso e lo sguardo gelido, stringe un bicchiere di caffè fino a frantumarlo tra le dita. Non sente il dolore, solo rabbia. “Non avreste mai dovuto riaprire il passato,” sussurra, scomparendo nel corridoio. Il male ha un volto, e quel volto si sta avvicinando.


La sera cala su Massalia, ma il silenzio non porta pace. Apolline resta sola nella sua stanza violata, circondata da ombre che sembrano respirare con lei. Da qualche parte, l’assassino la osserva. Delmas, l’uomo che tutti consideravano innocuo, appare ora come una figura sinistra, capace di tutto pur di cancellare la verità. Patrick lo sente: il cerchio si stringe, ma ogni passo avanti nell’indagine sembra risvegliare una nuova minaccia.

L’episodio si chiude con un’immagine glaciale: Apolline, immobile, fissando la porta ancora mezza aperta, mentre fuori, in un vicolo buio, una figura si allontana lentamente.
Un caffè rovesciato, un badge medico, e una promessa di vendetta.

A Massalia, il pericolo è tornato.
E questa volta, non c’è più posto dove nascondersi.